Scultura
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    Forme e linguaggi
    della contemporaneità
    per un territorio
    ospitale…

    “Le città svolgono una funzione mediatrice tra il passato e l’avvenire, per renderci più accessibile il futuro o per sbarrarci il passo. Ritengo che le città creino una relazione temporale per i loro abitanti e li collochino in qualche modo in una terra di nessuno tra passato e futuro”. È quanto scriveva negli anni Ottanta Wim Wenders, offrendoci uno sguardo sulla città e sulla identità che essa esplicita. Uno sguardo che ha fatto da collante ai vari progetti del programma del “Paese Albergo” che, da  anni, vede impegnata l’Amministrazione comunale di Giffoni Sei Casali e la comunità intera. È un programma di idee e di prospettive  che ha mirato e mira ad attivare il confronto fra progetto funzionale e creativo, nello specifico il recupero dei centri storici e la scultura contemporanea.
    Il progetto del Museo Arte Ambientale di Giffoni Sei Casali, nato da una proposta del prof. Massimo Bignardi, docente di Arte Ambientale e Architettura del Paesaggio presso l’Università di Siena e dell’architetto prof. Giuseppe Di Muro è una realtà oramai consolidatasi sulla scena regionale e nazionale: una proposta che mira ad offrire il senso del futuro e al tempo stesso operare il recupero delle manualità e per esse dei materiali originari del patrimonio immaginativo offerto dalla natura, avvertita dalla comunità di Giffoni Sei Casali come un bene inalienabile.
    La realizzazione oggi dei nuovi interventi progettati da artisti quali Ugo La Pietrae Marco Pellizzola s’inscrive, arricchendolo, nel programma di installazioni di sculture, proiettato a dotare l’intero territorio comunale  di elementi a vocazione poetica, espressioni dei linguaggi creativi contemporanei: è un programma già avviato nel 2003 con l’installazione delle prime sculture eseguite dagli artisti Renato Barisani, Nicola, Salvatore, Angelo Casciello, Carmine Limatola e Vincenzo Frattini, arricchitosi di nuove opere con i successivi interventi di Carmine Calvanese, Vincenzo Caruso,Gerardo Di Fiore, Nello Ferrigno, Wanda Fiscina, Antonio Lo Pinto, Angelomichele Risi, Fës-Vincenzo Ruocco,Marco Fusco,Giuseppe Fusco, Luigi Vollaro, Bernd Zimmer e Annibale Oste al quale si deve l’ Albero dei Picentini, nel casale di Malche che apre sullo scenario dei Monti Picentini.
    Il Museo Arte Ambientale di Giffoni Sei Casali si propone secondo il commento di autorevoli studiosi, tra questi Cesare De Seta – quale laboratorio di una sperimentazione di una nuova metodologia progettuale d’intervento nell’urbano e nel territorio che guarda alle esperienze in corso della scultura contemporanea, collegandole al desiderio di conquistare i luoghi e gli spazi del sociale, misurando, quindi, la necessità di dotare i centri di corpi immaginativi, di presenze che sollecitano il dialogo creativo con la contemporaneità.
    È un modo di pensare all’organizzazione della comunità, intesa come nucleo attivo, e al tempo stesso aprire il centro storico, la dimensione del suo spazio sociale, all’immaginario collettivo, ove è possibile instaurare un filo diretto e di continuità con l’essenza antropologica, in pratica con le radici della comunità. L’esigenza è quella di riflettere sulla vitalità delle Arti, ovvero sul loro essere espressione di una “volontà” da parte del corpo sociale. Indirizzi progettuali quindi sollecitati da un’attenzione alla storia, la cui valutazione è segnata soprattutto dal ricordo personale e dalle frange attive della memoria collettiva, considerando quest’ultima materia della contemporaneità.
    L’idea di trattare lo spazio urbano come materia modellabile della contemporaneità hanno spinto i curatori  ad interventi che abbiano come dettato di fondo la “leggerezza”, affidando ad essa il valore di un progetto rivolto al futuro che accetta la prerogativa della metamorfosi nel tempo: definire, come negli auspici del programma di rilancio turistico dell’intera area, un rapporto dialogico tra storia e  contemporaneità. Ciò significa riflettere sui “modelli” o, specificamente, insistere sul valore di qualità, su segni da inserire nel tessuto urbano che non siano celebrativi della memoria, oppure segni esibiti come trofei dell’omologazione, affermazione della mondanità internazionale dietro la quale, spesso, si trincerano tanti interventi operati oggi nelle città.
    Con la valorizzazione dei luoghi, dando ad essi sia l’identità della storia sia l’adesione alla contemporaneità, Giffoni Sei Casali ha scelto di fare del territorio e della comunità un ambiente competitivo e di eccellenza.

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